Questo è uno dei documenti superstiti più antichi della chiesa del SS. Salvatore di Castellina in Chianti, redatto nel 1444, con una sdentata corsiva umanistica ricca di abbreviazioni, dal presbitero rettore Antonio di Martino. Proviene dall’archivio vescovile di Fiesole, diocesi a cui appartenne tutto il piviere di San Leonino in Conio, dunque anche Castellina, fino all’istituzione della Diocesi colligiana nel 1592.
E’ un raro inventario dei beni mobili e immobili della piccola canonica castellinese, già sede di un modesto cenobio monastico, ed è un documento importante perché ci testimonia e ci conferma, anche se indirettamente, come la chiesa del Ss. Salvatore fosse situata in loc. Monistero e non in paese. Questo lo apprendiamo dai proprietari confinanti ai beni della stessa, quando si cita un tale Niccolò di Feduccio de’ Falconi di Pietrafitta, non a caso proprietario all’epoca del podere di Poggio Amorelli (limitrofo al Monistero) e del quale sappiamo, per altre carte, come costui non fosse proprietario di alcun bene posto nell’attuale centro abitato castellinese.
L’inventario del 1444, che pubblichiamo per la prima volta, ci riferisce come le proprietà della chiesa di Castellina consistessero essenzialmente in alcuni terreni, anche vitati, posti intorno alla chiesa e che si estendessero probabilmente non senza continuità fino a << un pezzo di terra posto ne luogho detto Salingolpe >>, che infatti è stato sempre, insieme allo stesso podere di Monistero, un tenimento di proprietà della chiesa castellinese fino alle recenti cessioni della seconda metà del Novecento.
Questo e tanto altro ancora, parecchio inedito, lo ritroverete nel libro di prossima uscita a cura dell’esimio prof. Ricci e relativo all’intervento di Brunelleschi a Castellina e Via delle Volte.
Vito De Meo